È stato presentato nei giorni scorsi ad Altamura nell’ambito del Liber Festival, nell’ex Monastero Santa Croce, Da 0 al successo. La guida definitiva per avviare il tuo nuovo business (Altrimedia Edizioni) di Antonio Lorusso, Luigi Lanzillotta e Simone Domenico Casadei Bernardi, un volume che con estrema chiarezza si propone di aiutare passo dopo passo aspiranti startupper.
Come spiega nella prefazione la professoressa Mara Del Baldo, docente di Economia aziendale , “nel panorama dei lavori che hanno per oggetto il tema della nuova impresa, gli Autori hanno saputo distinguere si adottando un approccio pragmatico, che affonda le radici in una profonda conoscenza e competenza e dà il segno di una vera passione per l’imprenditorialità, che rende possibile dare suggerimenti mirati, risposte coerenti e “friendly”, utilizzando in modo efficace un linguaggio ed una chiave di lettura appropriati per “camminare con” e “parlare a” chi sta coltivando e intende dare corpo alla sfida imprenditoriale”.
“Diventare imprenditore non è affatto un percorso semplice e immediato come erroneamente si tende a credere, poiché bisogna essere disposti a compiere molteplici sacrifici, a “incassare pugni”, a fronteggiare rischi, a mettere da parte gran parte del proprio tempo libero e a rinunciare, soprattutto per i primi anni, all’idea di una sicurezza economica. – spiegano gli Autori – Creare una nuova impresa è una decisione totalizzante, poiché la nuova impresa catalizzerà su di sé tutte le energie, le risorse personali ed economiche, le esperienze, le competenze e le conoscenze che l’aspirante imprenditore ha coltivato fino al momento. Sopportare tutto ciò è difficilissimo soprattutto se si è alla prima esperienza, ed è per questo che lo startupper non deve smettere mai di credere in sé stesso e nella propria idea, di avere grandi aspettative e di incrementare la propria motivazione e illusione.”
Esce per i tipi di Altrimedia Edizioni il nuovo volume di Pietro Varuolo Il sacrificio dei nomi. Il contributo lucano alla Prima Guerra Mondiale: 7350 caduti.
Fresco di stampa Il sacrificio dei nomi racchiude un lavoro minuzioso dell’autore che, appassionato di Storia, ha raccolto negli anni in un archivio straordinario documenti preziosi e unici. Il frutto della sua lunga e scrupolosa ricerca è questo libro che offe un importante racconto storico riportando i nomi dei lucani che, nella Prima Guerra Mondiale, immolarono la loro giovane esistenza per la grandezza della Patria.
Prezioso, per l’Autore, il contributo del terzo volume dell’Albo d’oro dei caduti della Guerra (l’albo d’onore in cui compaiono tutti i nominativi dei militari italiani caduti durante il conflitto o per cause direttamente riconducibili a esso, consta di 28 volumi e il terzo è quello dedicato alla Basilicata) con cui ha verificato l’elenco dei caduti in guerra in Basilicata e, con i numerosissimi documenti in suo possesso, si è accorto che gli elenchi erano incompleti. Per amore della verità storica e di quanti avevano fatto la Storia, Varuolo ha visitato i 131 comuni lucani per controllare i monumenti dedicati ai 7350 caduti. Il suo impegno e la sua passione hanno così permesso di riordinare quella Memoria che abbiamo il dovere di rendere disponibile per le generazioni future, perché non si dimentichi.
Pietro Varuolo nasce a Pomarico (Matera) nel 1939, insegnante di storia presso la Scuola elementare pomaricana “Francesco Caggiani” ha all’attivo dieci pubblicazioni. Insegnante, politico, scrittore e collaboratore giornalistico, Pietro Varuolo dedica il suo tempo alla Storia. Negli anni la sua passione di ricercatore certosino e scrupoloso lo porta sulla strada di documenti preziosi e unici che raccoglie con cura nel suo straordinario archivio. Grazie a questo incredibile patrimonio, che valorizza un Sud troppo spesso sottovalutato, oggi la Basilicata può annoverare un racconto storico importante che ne rivela inediti quanto eroici protagonismi.
Altrimedia Edizioni rinnova il suo logo rendendolo attuale.
“Parliamo di un restyling. Il logo è l’identità di un’azienda e il nostro rappresenta a pieno i valori, la missione di Altrimedia Edizioni. Cambiare fa sempre bene, l’innovazione apre nuove frontiere senza abbandonare, però, la tradizione che ci distingue da sempre.” È così che Enzo Epifania, Art Director, descrive il perché di questo cambiamento.
Un logo deve saper raccontare l’identità aziendale, deve calzare a pennello. Non è facile crearne uno su due piedi, c’è bisogno di creatività, lavoro di squadra e soprattutto passione.
“È stata un’esperienza utile ed emozionante. Altrimedia Edizioni produce dal 1995 e poter contribuire ad un piccolo grande tassello della sua storia, come il logo, l’ho colta come un’occasione irripetibile, stimolante.” – le parole di Nico Andrulli, il graphic designer che ha contribuito al restyling del logo.
Esperienza e innovazione, modernità e tradizione: è questa la filosofia di Altrimedia. Per questo il logo ha mantenuto lo stesso concetto grafico. “Il messaggio nella bottiglia”, simbolo della missione che dal 1995 Altrimedia porta avanti.
#Altridentity
Libri con l’esperienza, la missione, la tradizione di sempre
L’agenzia di comunicazione Diotima srl, con il patrocinio gratuito della Provincia di Matera, che ha concesso i locali, e il patrocinio gratuito del Comune di Matera, organizza la prima personale dell’artista Eustachio Lionetti dal titolo “Remember me – Quando la memoria diventa pittura”. La mostra, curata dalla storica dell’arte Margherita Cosentino sarà presentata da Maristella Trombetta, docente di Estetica e Storia della critica d’arte presso l’Università degli studi di Bari, il 16 ottobre p.v. alle 19 nelle Scuderie di Palazzo Malvinni Malvezzi in piazza Duomo a Matera.
Un viaggio tra i ricordi, un ritorno alle memorie del passato narrate da un ’indole sensibile e pacata a tratti poetica che si esprime attraverso il filtro della memoria collettiva. È l’arte di Lionetti un pittore, un naturalista, un realista che dipinge non solo per un’intima necessità ma anche per il desiderio di rendere omaggio alla propria terra, alla propria città, Matera, evocando atmosfere interne ed esterne che il colore trasmuta in sintesi compositiva ed equilibrio visivo. Paesaggi aerei illuminati dai mutamenti delle ore o dalle stagioni, ambienti intimi e autentici dai toni materialmente intensi, genti del passato immortalate in azioni quotidiane o in abitazioni rurali della caratteristica “civiltà contadina”. Lionetti si muove sicuro in questo “altrove” passato perché prospero di riflessi memoriali e stimoli olfattivi che un tempo veleggiavano nell’aria tanto intensi e capaci di condurlo verso una istantanea soluzione cromatica. La sua arte spoglia di enfasi e illusioni, di alterazione o deformazione della realtà, è oggi racchiusa in questa mostra curata dalla storica dell’arte Margherita Cosentino.
“Opere – scrive la curatrice nella prefazione al Catalogo pubblicato dalla casa editrice Altrimedia – la cui originalità non è data da un’acquisizione astratta della realtà, bensì dalla capacità di imprimere sulla tela lo stesso scatto storico da lui prescelto, lo stesso soggetto, lo stesso ambiente, la stessa autentica gestualità. Duplica pittoricamente l’arte della fotografia. Ogni “foto-pittura” di Lionetti presente nella sezione “Remember me” ha un rigore compositivo privo di reinterpretazione e contorni pittoreschi. La sua originalità prende spunto da un passato storico rappresentativo già immortalato da artisti interdisciplinari e fotoreporter quali David Seymour, Fosco Maraini, Mario Carbone, Domenico Notarangelo, Rosario Genovese. È in sostanza – conclude – una pittura intimista, materica e quasi autobiografica che si lascia condizionare in modo determinante dal modello ispiratore e dove nulla è lasciato al caso”.
La personale di Lionetti si articola in tre sezioni: “Landscape” che comprende le opere legate al paesaggio contemporaneo lucano in cui vengono presentati lavori eseguiti con la tecnica esecutiva a matita e con la pittura ad olio; “Remember me” la sezione più corposa è suddivisa in due momenti essenziali: “Family Rooms” che raccoglie i dipinti relativi a scene d’interni e ambienti intimi, in cui Lionetti descrive con forti pennellate e con molta accuratezza nei toni e nelle sfumature cromatiche l’ambiente interno rustico, gli utensili, le stoviglie, i mobili, i personaggi poveramente vestiti, la stessa realtà sociale, segue “Together” che include scene di vita quotidiana vissute nei vicoli e nelle campagne rurali. Egli ricalca le forme, quasi le maneggia al tatto come se fossero creta e le carica di pennellate vivide e luminose come se avesse dentro un realismo a tratti nostalgico. L’ultima sezione è “Still Life” in cui l’artista presenta lavori di “Natura morta” eseguiti in uno scenario immaginario puramente soggettivo. In altri termini, Lionetti osserva, scruta, analizza e infine trasmuta l’immagine in una armonica composizione che trova nella pittura la sua massima espressione narrativa.
“Remember me” ha il patrocinio dell’Amministrazione provinciale di Matera che ringraziamo – ha sottolineato l’amministratrice della Diotima srl, Gabriella Lanzillotta – per gli straordinari e suggestivi spazi delle Scuderie di Palazzo Malvinni Malvezzi messi a disposizione, e del Comune di Matera che ha così inteso riconoscere ai lavori di Lionetti la qualità di un omaggio artistico intenso e appassionato alla città dei Sassi.”
La mostra resterà aperta tutti giorni (orari 10.30-13 e 17-30-20) fino al 31 ottobre.
Eustachio Lionetti è nato nel 1954 a Matera. Dopo aver frequentato gli studi di Economia a Siena, nel 1979 si trasferisce a Milano dove vive e lavora fino al 2015. Dal 1980 inizia a dedicarsi allo studio della pittura e del disegno. Frequenta un corso serale presso l’Accademia di Brera ma, a causa dell’intenso impegno lavorativo, è costretto a rinunciarvi. Molti anni dopo, prosegue la sua formazione artistica presso la N.A.B.A., (Nuova Accademia di Belle Arti di Milano). Qui trova un ambiente innovativo e fuori dagli schemi accademici. Partecipa a due mostre collettive: una presso la stessa N.A.B.A. e l’altra, presso l’Istituto Vinci di Gallarate (VA). Nel 2015 con la sua famiglia, torna a stabilirsi nella sua città d’origine, Matera. Finalmente affrancato dagli impegni lavorativi, si dedica totalmente alla sua arte. Nel suo “studio-rifugio” opera da autodidatta e realizza alcuni lavori che poco più tardi, verranno esposti in occasione della Rassegna Internazionale di Arte Contemporanea nella collettiva di Casa Cava presso Matera. Il forte richiamo dei ricordi dell’infanzia, vissuta nei Sassi, lo induce a intraprendere un percorso di ricerca sociale e antropologica, scoprendo e scegliendo foto storiche di scene di vita nei Sassi a partire dal Dopoguerra. Questo materiale e altri lavori “En plein air” costituiranno la fonte per la sua prima esposizione personale, nella quale emerge, al centro, la figura del contadino nel suo habitat: l’unicum dei Sassi di Matera. L’artista ha voluto rendere omaggio alla città e a tutti i cittadini che non hanno abitato nei “vicinati” dei Sassi. L’esserci nato, aver vissuto la sua infanzia nelle case grotta correndo per le ripide scalinate e respirando gli odori delle case contadine, ha consentito di rappresentare attraverso la sua arte figurativa gli assolati paesaggi, le tante tonalità dei grigi e dell’ocra della calcarenite, i volti tristi dei bambini, le scene quotidiane di vita. Questa produzione pittorica, oltre che un intento introspettivo, costituisce una tappa importante per il suo viaggio nel territorio dell’arte.
La congiura dellepassioni (Altrimedia Edizioni, prefazioni di Pino Aprile e Gennaro De Crescenzo), il romanzo storico dello scrittore Pietro De Sarlo, si è classificato al quarto posto nell’undicesima edizione del Premio Letterario Internazionale Montefiore per la Categoria A (opere edite).
La cerimonia di premiazione si è svolta nei giorni scorsi presso il teatro Malatesta del Comune di Montefiore Conca.
Il Premio è stato promosso dall’Associazione Pegasus Cattolica, una grande realtà che cura esclusivamente eventi culturali alcuni dei quali diventati delle vere e proprie icone a livello internazionale.
Con La congiura delle passioni, in compagnia di personaggi indimenticabili, assistiamo a ciò che accadde durante i mesi caldi che hanno preceduto l’Unità d’Italia. Monte Saraceno, nome di fantasia di un paese dell’Appennino Lucano, diventa un microcosmo che ricalca i contrasti e le contraddizioni della Penisola. ‘U Barone, l’Arciprete, il Notaro, ‘A Masciara sono indimenticabili, ciascuno alla ricerca di un’intesa per il bene della comunità, ognuno confuso ma non (ancora) travolto dagli eventi che agitano il Paese e giungono attutiti fino all’epilogo, senza vincitori né vinti. Un romanzo corale, con una ricostruzione storica accurata e lo stile brillante di De Sarlo.
Spiega l’autore: “Nello scrivere questo libro mi sono reso conto che l’Italia manca di una memoria condivisa proprio su quello che è stato il suo momento iniziale e fondante: il Risorgimento”.
Pietro De Sarlo, laureato alla Sapienza in Ingegneria, ha un lungo passato manageriale esercitato ai massimi livelli in società italiane ed estere. In tale ambito, come presidente della Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, ha promosso diversi interventi a favore della cultura tra cui le borse di studio per dottorati di ricerca in materie umanistiche. Oltre ad alcuni saggi di natura economica, ha pubblicato il primo romanzo nel novembre 2016, L’Ammerikano (premio della giuria al concorso Argentario 2017 e premio San Salvo-Artese, sempre nel 2017, riservato alle opere prime). Per Altrimedia nel 2020 ha pubblicato Dalla parte dell’assassino (Premio Narrativa Giallo/Thriller nell’ambito della quinta edizione del Concorso Letterario Nazionale Argentario 2020 – sezione Narrativa edita). È appassionato di vela, sci e motociclismo.
Con Dalla parte dell’assassino (Altrimedia Edizioni) lo scrittore Pietro De Sarlo si è aggiudicato il Premio Narrativa Giallo/Thriller nell’ambito della quinta edizione del Concorso Letterario Nazionale Argentario 2020 – sezione Narrativa edita promossa dall’associazione culturale Metamorphosis.
La cerimonia di Premiazione, in precedenza fissata per il 26 settembre, si svolgerà unitamente a quella del prossimo Concorso Argentario 2021- VI Edizione. Dalla parte dell’assassino racconta, sullo sfondo della Capitale, la sfida serrata tra un serial killer e l’eclettico commissario Schietroma del Tuscolano X. In primo piano tematiche di stretta attualità: la corruzione su più livelli, il sesso in cambio di favori, il potere ottenuto illecitamente, i reati ambientali.
Molto ben strutturato, con personaggi caratterizzati con cura, Dalla parte dell’assassino è un giallo per niente scontato nel suo intreccio, in grado di delineare un quadro moralmente deplorevole e purtroppo realistico dell’Italia.
Da apprezzare il ritmo della narrazione, i dialoghi brillanti e l’originalità delle situazioni descritte.
Spicca la figura del commissario, un uomo brusco, cinico, disilluso, con il vizio del fumo e la passione segreta dei tarocchi.
Pietro Francesco Maria De Sarlo è nato a Napoli il 2 aprile 1956 da famiglia di origini lucane.
Laureato alla Sapienza in Ingegneria, ha un lungo passato manageriale esercitato ai massimi livelli in società italiane ed estere. In tale ambito, come presidente della Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, ha promosso diversi interventi a favore della cultura tra cui le borse di studio per dottorati di ricerca in materie umanistiche.
Oltre ad alcuni saggi di natura economica, ha pubblicato il primo romanzo nel novembre 2016, L’Ammerikano (premio della giuria al concorso Argentario 2017 e premio San Salvo – Artese, sempre nel 2017, riservato alle opere prime).
È appassionato di vela, sci e motociclismo.
“Lo sfuggente genio della matematica”, “il matematico che rifiuto un milione di dollari”, “il no man più famoso del mondo” ma, soprattutto, il matematico che dimostrò la congettura di Poincaré, uno dei più grandi enigmi della scienza, diventando lui stesso l’enigma da risolvere: è attorno alla figura di Grigorij Jakovlevič Perel’man che Giovanni Calia ha scritto La congettura dell’anima. Storia dell’uomo che ha scoperto la forma dell’universo (Altrimedia Edizioni). Un romanzo ricco di spunti e contenuti, denso di sentimenti e sensazioni nonostante sia calato in un contesto scientifico particolare, tra le aule universitarie dei dipartimenti di Matematica nella Russia e nella Germania degli anni Ottanta.
La congettura dell’anima, con tutte le suggestioni che si porta dentro e che trasmette al lettore, è stato presentato in streaming dalla blogger Paola Giorgia di Tiportounlibro.com che, dopo l’introduzione della direttrice editoriale di Altrimedia Gabriella Lanzillotta, ha intervistato l’autore.
Sono così emerse tutte le contraddizioni (o l’incredibile coerenza, a seconda dei punti di vista) di Grigorij, il matematico russo di San Pietroburgo che nel 2002 ha risolto la congettura di Poincarè, cercando così di spiegare quale sia la forma dell’universo, uno dei più importanti problemi di matematica. Perel’man rifiutò clamorosamente sia i riflettori sia i premi in denaro. Da allora è scomparso, è inavvicinabile. Calia, con una scrittura evocativa e coinvolgente, ha dato voce a una personalità tormentata, intensa, impossibile da dimenticare.
La trama va oltre la cronaca, intrecciando storie e scelte emotivamente forti e trasformando una vicenda che ha suscitato scalpore ma che è rimasta confinata tra gli addetti ai lavori in un romanzo a tratti struggente
La “freddezza” della matematica va di pari passo con la volubilità delle emozioni e l’imprevedibilità della vita. Le situazioni e i dialoghi molto credibili, lo stile asciutto e ritmato rendono La congettura dell’anima un romanzo con il giusto pathos: il lettore viene subito catturato in una storia che, per quanto insolita, al di là dei teoremi e delle scoperte scientifiche, è ricca di umanità. Le scelte dei protagonisti, in particolare, si ripercuoteranno in una serie di eventi che cambierà i destini di ciascuno.
Giovanni Calia, materano classe ‘82, in 16 anni ha vissuto in 11 città di 4 nazioni.
Ricercatore con Derrick de Kerckhove, braccio destro di Marshall McLuhan, lavora poi per Current TV, canale premiato agli Ammy e fondato dall’ex vice-Presidente USA, premio Oscar e premio Nobel, Al Gore.
Per cinque anni insegna storytelling allo IED di Torino e alla Scuola Holden di Alessandro Baricco.
Dopo un lungo periodo all’estero torna a Matera per lavorare con l’ex vicepresidente di Apple per start-up e scale-up italiane.
Ha vinto diversi premi in Italia e all’estero per lavori svolti nella comunicazione e nel marketing.
Una raccolta di racconti leggeri, sostanzialmente spensierati, calati nell’attualità recente: è Le disavventure del Signor Fortunato Lacchi (Altrimedia) di Emanuele Scandiffio, presentato in diretta streaming. Dopo l’introduzione della direttrice editoriale Gabriella Lanzillotta, l’autore è stato intervistato dalla giornalista Rossella Montemurro.
Le disavventure che vive Fortunato, un 45enne sposato con Lea e papà di due figlie, sono in realtà situazioni che possono capitare o che sono capitate a ciascuno di noi. Quello che cambia è il modo in cui Fortunato le affronta. Con tutto sé stesso, con un’abnegazione marcata, con un altruismo spropositato. Peccato che, a dispetto del nome, le circostanze quasi sempre non giochino a favore di Fortunato. Le situazioni che sulle prime sono piuttosto ordinarie, si trasformano in vicende straordinarie pronte a travolgerlo con risvolti spesso esilaranti. Con il lettore scatta una complicità immediata, grazie anche a un’innocenza stilistica che evita qualsiasi circostanza o termine volgare.
Emanuele Scandiffio è nato nel 1950 a Matera, città in cui è rimasto fino al compimento degli studi liceali classici. Ha frequentato la facoltà di Fisica a Firenze. Si è trasferito a Milano subito dopo la laurea, ha avuto una breve esperienza di insegnamento in un liceo milanese per poi intraprendere una lunga carriera in una rinomata società multinazionale che nel giro di qualche anno lo ha portato a diventare il CIO di quell’azienda.
Attualmente lavora come consulente. Nel tempo libero scrive racconti e romanzi.
Tra le sue opere pubblicate per ilmiolibro.it: Evaristo e altri racconti, Evaristo (edizione teatrale), Virginia, L’onore è Salvo, Delitto preventivo e Le donne di Gloria.
Affari loschi, colletti bianchi, un serial killer che tiene sotto scacco Roma e un commissario sui generis sulle sue tracce. Ma, a conoscere le motivazioni dell’omicida, sicuramente i punti di vista cambierebbero. Si intitola Dalla parte dell’assassino (Altrimedia Edizioni) il nuovo giallo firmato da Pietro De Sarlo e presentato in streaming dalla casa editrice materana nel corso della rassegna “Il Maggio dei Libri”. Dopo l’introduzione della direttrice editoriale di Altrimedia, Gabriella Lanzillotta, il giornalista Sergio Palomba ha intervistato l’autore.
La sfida serrata tra il misterioso serial killer e l’eclettico commissario Schietroma del Tuscolano X si svolge sullo sfondo della capitale e nell’attualità più stretta: la corruzione su più livelli, il sesso in cambio di favori, il potere ottenuto illecitamente, i reati ambientali.
Molto ben strutturato, con personaggi caratterizzati con cura, Dalla parte dell’assassino è un giallo per niente scontato nel suo intreccio, in grado di delineare un quadro moralmente deplorevole e purtroppo realistico dell’Italia.
Da apprezzare il ritmo della narrazione, i dialoghi brillanti e l’originalità delle situazioni descritte.
Spicca la figura del commissario, un uomo brusco, cinico, disilluso, con il vizio del fumo e la passione segreta dei tarocchi.
Pietro Francesco Maria De Sarlo è nato a Napoli il 2 aprile 1956 da famiglia di origini lucane.
Laureato alla Sapienza in Ingegneria, ha un lungo passato manageriale esercitato ai massimi livelli in società italiane ed estere. In tale ambito, come presidente della Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, ha promosso diversi interventi a favore della cultura tra cui le borse di studio per dottorati di ricerca in materie umanistiche.
Oltre ad alcuni saggi di natura economica, ha pubblicato il primo romanzo nel novembre 2016, L’Ammerikano (premio della giuria al concorso Argentario 2017 e premio San Salvo – Artese, sempre nel 2017, riservato alle opere prime).
È appassionato di vela, sci e motociclismo.
Gestisce il blog http://pietrodesarlo.altervista.org/
Riscoprire il piacere di scrivere… rigorosamente a mano.
Dopo aver assistito alla presentazione in diretta streaming di Calligrafia. La via della scrittura (Altrimedia Edizioni), per tanti sarà stato inevitabile prendere la penna, spinti dall’entusiasmo con cui le autrici, Elena e Sara Pellicoro, hanno condotto il pubblico in un mondo affascinante popolato da pennini, inchiostri e una grafia impeccabile. La calligrafia è una vera e propria arte e sono stati necessari ben tre anni a Elena e Sara per completare questo piccolo capolavoro, come lo ha definito la direttrice editoriale di Altrimedia Edizioni Gabriella Lanzillotta.
“Calligrafia è il risultato di un lungo lavoro di sintesi, perché sulla calligrafia si potrebbero scrivere (e sono stati scritti) numerosi libri e manuali.
– sottolineano – Noi abbiamo scelto di rivolgerci a chi non conosce la calligrafia e provare a ispirarlo. Ad accompagnarci in questo viaggio, ci sono le voci dei grandi calligrafi Georgia Angelopoulos, Luca Barcellona, Ewan Clayton, Yves Leterme, Laurent Pflughaupt e Carl Rohrs. E poi insegnamenti pratici, esercizi, notizie storiche, aneddoti e naturalmente tante immagini, perché le immagini sono il vocabolario di un calligrafo. La parola calligrafia, il kalòs grafein greco, la bella scrittura, non riesce da sola a evocare l’universo che racchiude. È una parola che fa pensare al passato, agli esercizi con il pennino che sporcavano le dita di inchiostro, a un mondo che non esiste più. Molto lontano da quei banchi di scuola, la calligrafia è oggi un mondo dinamico, fatto di persone spesso diverse tra loro, per età e formazione, che si incontrano per condividere e approfondire una passione, un percorso di ricerca. La calligrafia è un luogo di contatti e di scambi, anche tra discipline: i confini con la pittura o con la grafica sono sottili e ciascuno entra in questo mondo attraverso un percorso personale, incontrando il piacere della concentrazione, della meditazione, del ritmo che dal cuore e dalla mente passa al foglio. Un’esperienza affascinante”.
Elena Pellicoro, artigiana prima che artista, si specializza e lavora a lungo nell’ambito della decorazione murale. L’incontro con la calligrafia spingerà il suo lavoro in una direzione diversa. È fortemente attratta dalle tecniche di lavorazione della carta ‒ intagliata, sbalzata, piegata ‒ che impiega
nelle sue opere.
Per Sara Pellicoro i viaggi avventurosi via terra sono la sua palestra per il lettering e il disegno, che prendono vita nei suoi taccuini da tutto il mondo. Lo studio della calligrafia antica (la sua passione) e la chimica (la sua professione) hanno segnato la sua via.
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