Antonella Radogna è nata a Matera, dove vive. Laureata in Letteratura Inglese e Tedesca e in Scienze Psicologiche, insegna Lingua e Letteratura Inglese presso il Liceo “Duni-Levi” di Matera. Ha pubblicato traduzioni per riviste americane e diversi saggi tra cui quello su Edgar Morin per Rubbettino Editore. Alcune sue opere sono state tradotte in inglese, francese, tedesco, spagnolo e rumeno. Le sue poesie sono apparse su varie antologie e riviste nazionali e internazionali. Con la raccolta A Margine (ed. Il Filo/Albatros, Roma, 2006) ha vinto il Premio Nazionale di poesia “Isabella Morra” 2009. La sua seconda opera Paesaggio Liquido (Fondazione Mario Luzi, 2013) ha vinto il Premio Internazionale “Roberto Farina” 2016. Nel 2016 partecipa all’antologia La grande madre (Di Felice,
Teramo) a cura di Valeria Di Felice con autori quali E. Pecora, C. Damiani. La pièce teatrale Le stagioni dolcenere di Elsa (La Mongolfiera Editrice, Doria, 2016) si è aggiudicata il Premio Internazionale di letteratura e cinema “Il Veliero” 2017. Nel 2017 Marco Onofrio le dedica un capitolo nel suo volume Il graffio e la piuma - Poetesse italiane fuori dal coro (2006-2016) per Edilet (Roma), nello stesso anno appare nel catalogo Autori
Lucani - dal secolo XX fino ai nostri giorni, per Universosud e Consiglio Regionale della Basilicata (Potenza). Con la silloge Io accado (Lepisma, Roma, 2018) è stata finalista al Premio Rhegium Julii 2018; dello stesso anno è l’antologia La cognizione del colore (Fuorilinea, Roma) a cura di Laura De Luca, con Ennio Cavalli e Luciano Luisi. Nel 2019 esce la traduzione in Romania di Io accado/De trecere (Cronedit, Iaşi), una sua poesia è compresa nel saggio Dossier Isabella Morra. Poetessa del XVI secolo (Bibliotheka, Roma) a cura di G.Lorin, insieme alle poesie di Dacia Maraini. Nello stesso anno le è stato conferito riconoscimento di merito
dal premio “Lorenzo Montano” per una poesia inedita e suoi inediti e un saggio di Dante Maffia appare sull’almanacco di poesia italiana Secolo Donna 2019 (Macabor, Cosenza). A dicembre 2019 ha pubblicato il racconto La voce della Murgia (La Mongolfiera Editrice, Doria) e scritto la sceneggiatura dell’omonimo graphic novel. Nel 2020 appare nell’antologia poetica Terra Mater (Fondazione Pescarabruzzo, Ianieri) a cura di Nicoletta Di Gregorio, con Valerio Magrelli e Davide Rondoni. Nell’ottobre 2020 esce il racconto La luce nella pozzanghera nell’antologia Halloween Weekend (Psiche e Aurora, Frosinone) ed è compresa nell’Almanacco dei poeti e della poesia contemporanea (Raffaelli, Rimini) con suoi inediti e un saggio di Gianfranco Lauretano. Nel marzo 2021 sono stati pubblicati il racconto Donatina nell’antologia L’affascino (Tabula Fati, Chieti) a cura di Loredana Pietrafesa, insieme a Donato Altomare; la poesia Spirito guida
per l’antologia Bellezza senza vanità (Macabor, Cosenza) con autori quali Dacia Maraini; alcune poesie per l’antologia italo-spagnola Poesía sin fronteras insieme ad autori quali: Milo De Angelis e Vivian Lamarque. A dicembre 2021 esce il suo racconto fantasy I cristalli del mondo invisibile nell’antologia Soundscapes (Scudo), finalista al Premio “E. Vegetti” 2022.
La sua ultima raccolta poetica, Ciò che sai amare (Passigli Editori, 2022), ha ricevuto la Menzione Speciale del Premio Rhegium Julii 2022. Si è formata, in ambito teatrale, presso il Piccolo Teatro di Milano.
Nicola Cavallo è nato di passaggio a Salerno e ha quasi sempre vissuto a Napoli dove si è formato prima all’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e, successivamente, presso l’Università degli Studi di Salerno. È Professore Ordinario di Fisica Sperimentale presso il Dipartimento di Scienze dell'Università degli Studi della Basilicata. Vive da quasi vent’anni a Potenza. Ama molto la fotografia, anche se non è mai riuscito a scattare
un’immagine che abbia un senso pratico, convinto che rappresenti un linguaggio non solo per esprimere sé stessi e comunicare ma anche, estendendo l’ipotesi del relativismo linguistico di Edward Sapir e Benjamin Whorf al linguaggio fotografico, uno strumento cognitivo per studiare la natura di ciò che ci circonda. È questo, d’altronde, il lavoro che svolge da oltre quarant’anni. Ancora non ha superato il trauma di avere un figlio che studia Filosofia. Con lui, tuttavia, ha scritto, all’interno del saggio della psichiatra Stefania Cerino COVID-19, appunti e dialoghi dalla pandemia (Aracne, 2021), un interessante dialogo tra padre e figlio sul tempo e sulla sua apparente sospensione dal punto di vista della fisica, della filosofia, della psicologia e delle neuroscienze.