Trasporti urbani

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“Il confine naturale della parola poetica è il silenzio. La poesia si rapporta intensamente col silenzio, dal quale scaturisce e nel quale s’immerge. È basilare avvertirne la presenza o come pausa o come scarto di senso. Il silenzio testimonia i connotati della parola: suono, immagine, colore, struttura. La nostra vita si dibatte in una rete di brusii, rumori, clamori esibiti, una griglia sonora che contorna e avvolge la nostra esistenza. Il silenzio diviene un bene prezioso, minacciato com’è dalla vita urbana e dalle folle che ci tolgono la solitudine senza darci compagnia. Siamo assediati dal rumore. Si registra un interesse nuovo verso la poesia perché abbiamo bisogno di silenzio? Che è attesa, sospensione, spazio da riempire di riflessioni, bagliori, vuoto creativo. Anche visivamente la poesia nasce da uno spazio di silenzio; infatti, il bianco della pagina è silenzio, la sospensione, la cesura è silenzio, il ritmo contiene il germe del silenzio. Il poeta si avventura a sfidare le ambiguità verbali, a travalicare le norme del linguaggio, ad attingere alle oasi del non-senso, del non detto, saturo di significato, esibendo la fascinazione del silenzio. Ed è tendendo la mano a questo fantasma che nascono i Trasporti urbani. La prima connotazione sensoriale della città è il movimento, un movimento che c’impegna a livello visivo e uditivo. Il panorama quotidiano è composto da veicoli, metropolitane, semafori. È nelle stazioni che il buio evidenzia i suoi labirinti ed emergono personaggi che sventolano il loro enigma. È qui che i container manifestano il vuoto del mondo. È nel fragore delle metropolitane che ci si può interrogare su di uno stranito senso della vita. Ed è in mezzo ai singhiozzi del motore che meglio si delinea un Appennino bianco e assoluto. È nella disperazione di una scarpa abbandonata sul ciglio della strada che il tragico contorno di incidenti viene ad abitare in mezzo a noi e ci si può finalmente interrogare sull’esatta formula della deflagrazione. Dal fantasma del silenzio prende forma la curiosità, l’attenzione nei confronti dei soggetti che sono attori della città del movimento. Nasce una tensione a registrare nello sguardo e nel verso la temperatura della felicità, del disagio, a volte della disperazione. Nasce la simpatia, il trasporto. Ecco, quindi, che il termine “trasporti” allude al doppio significato del movimento urbano e della partecipazione emotiva, dell’interesse verso i personaggi di tutti i giorni. Per evidenziare i quali è necessario affilare il linguaggio, renderlo acuminato. Compito del poeta è modellare un linguaggio che sappia restituire l’eco del presente, il riverbero della realtà. La poesia, allora, diventa uno specchio in cui riconoscersi, scrutarsi, individuare le esatte coordinate. Che parli del brulicare segreto delle metropolitane o della piccola cinese che guarda scorrere la città oltre i vetri del tram, o della postina emigrata a Parma, dell’impiegata di Modena, dell’operaio che muore di infortunio il giorno prima della pensione, della vita dei cani randagi, è nella geografia di questi sentimenti che la poesia invita a specchiarsi e a riconoscersi”.