Il telegrafo ottico e la letteratura

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“Il telegrafo Chappe appare per la prima volta in letteratura nel 1819. In una poesia intitolata Le Télégraphe un giovane Victor Hugo si scaglia contro un messaggero di menzogne, «ce maudit télégraphe»33, situato sul campanile della chiesa di Saint-Sulpice a Parigi e che scorge dalla pensione Cordier. Il sottotitolo di questi versi è «Satire», la satira politica domina questa poesia, in cui il telegrafo è maltrattato, accusato di essere stato il sostegno della gloria del «Corse», «d’Attila», ovvero di Napoleone il despota, di essere il mandante di tutti i crimini po­litici e tuttavia di riuscire a rimanerne estraneo. Nel corso degli anni e delle opere di questo autore, il telegrafo se non stimola impressioni funeree, come nel caso delle riflessioni sull’apparecchio della città di Dreux, di cui parla nelle lettere del luglio 1821 al suo amico Souillard e al Conte de Vigny, suscita senso di riscatto, come in Notre-Dame de Paris (1831), in cui nel descrivere la chiesa di Saint-Sulpice si compiace di quello che per tanti anni è stato un ospite scomodo e la cui presenza sembra ora vendicarlo di un edificio tanto odiato. Tuttavia, il conflitto continua sul piano estetico, l’audacia, la sfacciataggine con cui il telegrafo sfida la Storia, ergendosi dalla cima dei campanili delle chiese più antiche di Francia suscita in lui un disprezzo che palesa in occasione della visita nel 1836 al Mont Saint-Michel, come risulta dai Vo­yages en France et en Belgique (1834-1837)”.

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